31 agosto 2009

Giornata tipo della depressa

Oggi sono tornata a lavoro e il peso delle responsabilità si fa sempre più insopportabile. Già prima di entrare sentivo un "groppo" sopra il petto. Già prima non stavo bene, per niente, ora ho paura di non poter tornare più normale. La capacità di concentrazione e la memoria sono pressoché inesistenti.
Non riesco più a lottare. Ho voglia solo di morire.
Angoscia, stanchezza, rabbia, perdita, tumulto, peso, voragine, oblio, agitazione, ansia, inquietudine, assenza, vuoto...
La prima sensazione del mattino è di mancanza d'aria, mi sento soffocare ancor prima di aprire gli occhi. Poi inizio a percepire tutto il resto, dal peso al petto all'immobilità di tutto il corpo. Quando riesco ad alzarmi seduta sul letto sono già sfinita. Come posso affrontare un'intera giornata?
Mi ributto indietro, chiudo gli occhi nella speranza di non poterli riaprire più... invece sento di nuovo la sveglia, apro le palpebre e il cuore inizia a rincorrere invano le forze che lasciano definitivamente il mio corpo...
Se la giornata non è delle peggiori riesco a far compiere al mio corpo i movimenti automatici che mi porteranno fino a lavoro.
Ma se la giornata non è "normale" i miei occhi si richiudono, abbandonati nella rinuncia. Il materasso inizia a tramutarsi in sabbie mobili e i miei pensieri diventano sempre più disperati e confusi. Cerco di prendere il telefono per chiamare in ufficio: non riesco ad andarci in queste condizioni. Non riesco nemmeno ad allungare il braccio: è troppo faticoso. Mi sembra di impazzire, mi sento una nullità: non riesco nemmeno ad afferrare un maledetto telefono?
Aspetto un po' per riposarmi.
Ritento: concentro tutte le forze nei muscoli strettamente collegati all'azione che devo compiere.
A volte riesco e mi sento meno inutile ma molto, molto stanca.
Compongo il numero, sento: "XXXX srl, Buongiorno!" e io dico alla moglie di uno dei soci che non sto bene. Una voce scocciata mi risponde un grazie secco. Poi mi viene sbattuto il telefono in faccia. Mi dispero: giuro, io vorrei ma non sempre riesco!!! Mi assalgono i sensi di colpa e più o meno la mia giornata prosegue così, fino alle 20/21 quando inizio a riaffiorare timidamente in superficie. Il pesante velluto nero si scansa per lasciare un velo oscuro che rimane comunque a separarmi dal mondo.
Inizia il pezzo migliore della giornata, faccio finta di stare bene e scambio 4 chiacchere. Il groppo alla gola persiste ma non posso lasciare che gli altri vedano come sono ridotta, non voglio perdare altri amici. Ho il terrore di rimanere ancora più sola, non che mi senta compresa ma almeno notata, questo si.
Questo è il mio inferno durante le fasi depressive.
econdo voi è vita questa?
Solo chi l'ha provato può capire, ma vi chiedo di provare a pensare di non essere in grado nemmeno di alzarvi da letto.
Bene, ora ditemi come pensate vi sentireste?
Cosa provereste se gli altri vi dicessero di sforzarvi?
Se dicessero che siete degli scansafatiche?
Pensateci prima di parlare a vanvera con qualcuno che soffre di depressione.
Per favore, pensateci.

2 commenti:

  1. I normali sono sopravvallutati, non intendo farmi dire da qualcuno che tradisce la propria moglie con una prostituta Algerina minorenne che sono uno scansafatiche, io ho le gambe rotte e tu mi chiedi di alzarmi dal letto, io sono pazzo ma tu si capisce... sei un coglione, a me possono dare dei farmaci ma a te?
    La mia ragazza mi dice che "lei c'è" sì beh... è un bel pensiero io però non ci sono non sono tra di voi e quando devo venire a sentire il tanfo del marcio del vostro mondo parlo una lingua diversa, la risposta è "sono convinta che possiamo capirci anche parlando lingue diverse" la verità? No!!! Non possiamo!
    Ho visto medici, ospedali e cliniche... e ora ci devo tornare perchè per quanto mi sforzi arrivo ad un punto in cui devo, per forza di cosa tornare dalla mia "famiglia" tornare alla mia normalità è l'unico pensiero che mi fa tirare avanti tra il pensare di uccidermi e il tentare di uccidermi. Siamo dei mostri ma ce ne sono altri tanti altri... siamo quelli a cui manca un occhio ma ricordiamoci:
    "Nel paese degli uomini ciechi, colui che ha un occhio solamente è re!"

    P.s. Questo è per te che hai scritto questo post io non ti conosco, percepisco solo il senso di paura che hai nel guardare il mondo con i tuoi (come i miei) occhi, ma quando tutto ti sembra senza speranza prova a pensare a me o a chi come te sta guardando un mondo fatto di pareti senza finestre e se riuscissi per un solo istante a pensare quello che io o un'altro/a sta pensando nello stesso momento credo che sarebbe:
    IO SONO QUÌ!

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  2. Grazie Prisoner, hai ragione io ho il terrore del mondo ma soprattutto non sopporto il peso del giudizio... non ci si riesce mai a intendere realmente coi "normali", rimane sempre e comunque un qualcosa di imprecisato, di impalpabile, a volte il punto d'incontro è inesistente...
    Comunque ti ringrazio ancora,
    un abbraccio

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