7 agosto 2009

Disturbo bipolare e relazioni familiari

I disturbi bipolari, un insieme vasto di quadri clinici tra essi differenti, sono accomunati dalla presenza di oscillazioni dell’umore, che vanno dalla mania alla depressione. Gli episodi maniacali rendono le persone iperattive e sovraeccitate, mentre le fasi depressive inducono ad essere apatici e rallentati. A questo bisogna aggiungere che l’umore maniacale e depressivo sono correlati a cambiamenti nel modo di pensare e a volte a stati di confusione mentale.
Spesso, questa condizione a chi soffre appare come una vera maledizione: le oscillazioni, indipendentemente dalla durata dell’intervallo tra una fase e l’altra, rendono difficile impegnarsi in progetti a lungo termine e affrontarli con la serenità richiesta. E’ come partire per un viaggio sapendo che arriverà un tornado o un periodo di glaciazione.
Già da questa breve e parziale descrizione del disturbo bipolare si può comprendere quanto sia grave l’interferenza della malattia nella vita della persona e nelle sue relazioni interpersonali.
In particolare, i legami familiari sono messi a dura prova e la tensione può raggiungere livelli molto elevati. In fase maniacale la persona può difatti diventare aggressiva, irritabile e impulsiva, mentre una volta depressa, si rinchiude in sé ed espime passivamente la propria aggressività e intolleranza verso gli altri.
Per ridurre i conflitti, una delle cose più importanti è che i familiari siano a conoscenza della diagnosi e di ciò che essa comporta. In questa direzione, esistono corsi di Psicoeducazione, nei quali vengono spiegate alle famiglie cos’è il disturbo bipolare, come si manifesta, quali sono le terapie farmacologiche e quelle psicologiche.
Oltre ad incrementare la conoscenza sulla malattia, la condivisione del problema e delle angosce da esso derivate è un momento fondamentale per mantenere il nucleo familiare unito e consapevole di ciò che li coinvolge tutti.
Inoltre, un ruolo importantissimo dei familiari è quello di monitorare l’andamento dell’umore e dare l’allarme tempestivamente. Soprattutto con l’ascesa verso la fase maniacale, la persona tende a perdere la consapevolezza del cambiamento in atto, arrivando a negare i sintomi e rifiutando l’aiuto. Sul versante opposto, quando l’umore scende verso la depressione, pensieri suicidari e autodistruttivi richiedono una supervisione dall’esterno.
Quindi, sia per quanto riguarda il mantenimento o la modificazione della terapia farmacologica, sia per un supporto psicologico, familiari collaboranti e partecipi sono una risorsa fondamentale per la cura e la tutela della persona affetta da disturbo bipolare.

Questo articolo è stato scritto da Mariella Oriani sotto licenza Creative Commons,
è stato tratto dal sito: guide.superava.it

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