5 agosto 2009

La consapevolezza della permanenza della malattia

Non mi spaventa il dolore, lo conosco bene, io. Mi terrorizza la sofferenza negli occhi di mia madre, di mio padre, di Simo e dei miei fratelli. Non posso fare nulla per aiutarli, fingere mi porterebbe solo in uno stato più basso e cupo.
Sono abbastanza consapevole di ciò che mi accade, lo sono sempre stata ma non avevo ancora realizzato che non sarei mai guarita. E' come se mi avessero fatto lo sgambetto in un prato completamente deserto. Conosco molte cose sulla psicologia e sulla psichiatria ma non volevo arrendermi ad una sorta di destino a me assegnato. Volevo credere che, si, la tristezza non fosse molto leggera e che la mania fosse semplicemente gioia di vivere.
Ora capisco tutto, ora ogni mattone torna al suo posto come se mi stessi ricostruendo in modo sempre più doloroso e completo, grazie alla sempre maggiore consapevolezza che prendo.

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